E' una scheggia di vulcano... una diaspora di magia.
E' un talismano di forza e di paura, aiuta la digestione, guarisce le ferite, ricarica la mente...
E' un viaggio di profondità, che esplode da dentro e, come una spirale, al dentro ritorna...

giovedì 11 agosto 2011

giovedì 14 luglio 2011

Raccontami una storia

Un inizio, uno svolgimento, una fine: ecco il modo giusto per raccontare una storia. Ma questo metodo non fa per me.

Guardatelo: il promontorio, alto 112 metri, è selvaggio, imponente, irraggiungibile.
Un rifugio per i gabbiani e per i sogni

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Il nostro compito era quello di far luce ma noi vivevamo al buio.

Il buio era una presenza. Imparai a vedere nel buio e attraverso di esso, imparai a vedere il buio dentro di me.


"Posso insegnarti il mestiere, come no, chiunque può farlo, spiegarti a cosa servono i vari dispositivi e come azionarli in modo che la luce lampeggi ogni quattro secondi, ma devo soprattutto insegnarti come mantenere vivo il faro.
Capisci cosa voglio dire?"
Non lo capivo.
"Le storie. Ecco cosa devi imparare. Quelle che conosco e anche quelle che non conosco."
"Ma come posso impararle se nemmeno tu le sai?"
"Inventale tu."

Visto che ormai Non Facevo Più Progressi, lasciai che la mia mente vagasse in libertà. Remavo sul mare con la mia barca blu e raccoglievo storie come fossero legni trasportati dalla corrente.

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Siamo qui, siamo là, non siamo né qui né là, turbiniamo come particelle di polvere, rivendicando per noi stessi i diritti dell'universo. Siamo importanti, non siamo niente, intrappolati in vite di nostra produzione che non abbiamo mai desiderato. Fuggiamo, tentiamo di nuovo, domandandoci perché il passato ci segua e se sia possibile parlare del passato.

Quando mi volto a guardare la distesa d'acqua che chiamo la mia vita, mi vedo nel faro con Pew, o nella locanda La Roccia e la Cava, o sul bordo della scogliera a cercare fossili che erano risultati essere altre vite. La mia vita. La sua vita.
Pew. Babel Dark. Noi tutti legati l'uno all'altro, sospinti dalle maree, attratti dalla luna, mentre il passato, il presente e il futuro s'infrangono nell'onda.

Non c'è bisogno che voi sappiate tutto. Non esiste il tutto. Sono le storie stesse a creare il significato. La narrazione continua dell'esistenza è una bugia. Non esiste una narrazione continua ma solo dei momenti di luce e il resto è soltanto buio.
Se ci fai caso, la giornata di ventiquattro ore è incorniciata in un solo momento.

Eccola, la luce sull'acqua. La tua storia. La mia. La sua. Deve essere vista per essere creduta. E deve essere ascoltata. Nel chiacchiericcio senza fine della narrazione, al di sopra del chiasso quotidiano, la storia attende di essere ascoltata.
C'è chi dice che le storie migliori sono quelle senza parole ma lo dice solo perché non è vissuto al faro. È vero che le parole si perdono e che le cose importanti spesso non vengono dette. Le cose importanti si apprendono dai gesti, dai volti, non dalle nostre lingue inceppate. Le verità sono troppo piccole o troppo grandi, o comunque non si adattano allo stampo che chiamiamo linguaggio.
Lo so. Ma so anche altre cose, perché sono vissuta al faro.
Abbassa il volume del chiasso quotidiano e per prima cosa avrai il sollievo del silenzio. E poi, senza clamore, così come ritorna la luce, il significato ritorna. Le parole sono la parte di silenzio che può essere espressa.


Pew mi insegnò che nulla scompare, che tutto si può recuperare, non com'era prima, ma nella sua forma cangiante.
"Niente mantiene la stessa forma per sempre, piccola mia, nemmeno Pew."


Quando Pew e io fummo sbalzati fuori dal faro come particelle e scintille...
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Raccontami una storia, Silver.
Che storia?
Questa.


testo tratto da "Il custode del faro" - J. Winterson
foto, nell'ordine: Rosslare, Ireland - Gnomi spiralici - Una nota di luce